Il quarantesimo
anniversario del 25 aprile cade in un periodo particolarmente
delicato per il Portogallo. In attesa di “uscire” dal programma
della troika, il paese soffre il peso della lunga stagione
dell'austerity e le tensioni sociali aumentano sensibilmente. Non
mancano perciò richiami polemici alla “rivoluzione dei garofani”,
vista non solo come data di inizio della democratizzazione del paese
e del suo sviluppo civile e sociale, ma anche come l'ultima occasione
in cui il popolo “è sceso in strada” e, in qualche modo, si è
“ripreso” il paese. E davvero il popolo scese in strada, quella
mattina di quarant'anni fa a Lisbona: lo si può vedere nelle molte
foto che circolano in questi giorni (alcune, bellissime, provengono
dal libro di Alfredo Cunha e Adelino Gomes, Os rapazes dos tanques). Sono foto spiazzanti, come
spiazzanti dovettero essere gli avvenimenti: le strade piene di
soldati, e dietro ai soldati una folla immensa di civili, le cui
espressioni variano dalla curiosità all'euforia. Meno di un anno
dopo il colpo di stato in Cile (e a meno di due da quello argentino),
mentre nell'Europa meridionale agonizzavano il franchismo e il regime dei colonnelli, un golpe militare
rovesciava una dittatura fascista (guidata da un civile) e prometteva
di instaurare la democrazia nel Paese.