giovedì 15 marzo 2012

La piccola grande crisi (ovvero "Tout va très bien, Madame la Chancelière")

Adesso ci siamo. Spenti momentaneamente i riflettori sulla Grecia e il suo taglio con sfumatura bassa, si inizia col Portogallo. Apre le danze Il Sole 24 Ore che oggi mette in prima l'immancabile foto dell'Elevador da Bica e strilla la parola "default" sul titolo per dire... niente. O almeno niente che già non si sapesse. I tassi sono fuori mercato da mesi (e infatti il Portogallo è già fuori mercato), e a gennaio erano pure peggio, come si vede chiaramente dal grafico. Il paese non "chiede aiuto ad Angola e Brasile": vende al miglior offerente tutto quel che la troika gli dice di vendere, e tra il miglior offerente ci sono angolani, brasiliani e, soprattutto, cinesi. Certo, citare solo le ex colonie fa più impressione. Del resto, né Angola né Brasile hanno intenzione di dare aiuto: ci sono angolani e brasiliani che cercano di fare affari in un paese fallito dove possono comprare a poco e senza neppure aver bisogno di pagare il traduttore. D'altro lato, c'è un paese con oltre il 14% di disoccupazione che da importatore di manodopera si è trasformato in esportatore e sfrutta una possibilità che né Grecia né Spagna hanno: paesi ex colonizzati che parlano la stessa lingua e sono (momentaneamente) in pieno boom economico. In questo fosco panorama, è venuto a prendersi un po' di sole lisbonese Olli Rehn, per dirci che sì è tutto vero: la disoccupazione galoppa, la stagnazione pure, i tassi d'interesse sul debito non ne parliamo, ma il paese "è sulla buona strada". Per l'amor di dio, capisce le sofferenze dei portoghesi, ma parafrasando Ray Ventura "on déplore un tout petit rien, mais à part ça, Madame la Chancelière, tout va très bien, tout va très bien"